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L'ADULATORE 479

Sancio. Non si saprà, poichè il denaro lo darò a voi.

Aspasia. Oimè! Mi fate respirare.

Sancio. Andiamo a pranzo, e poi si farà tutto.

Aspasia. Voi a pranzo ci state quasi fino a sera. Vorrei mangiar con un poco di quiete. Caro il mio bel don Sancio, compatitemi se vi do quest’incomodo.

Sancio. Ehi. Chi è di là?

SCENA XI1.

Donna Luigia e detti.

Luigia. Chiamate quanto volete, nessuno risponderà.

Sancio. Perchè?

Luigia. La casa è tutta in rumore, tutti i servitori sono in disperazione. Don Sigismondo li ha licenziati, ed essi congiurano contro di lui, e lo vogliono morto.

Sancio. Bricconi! Li farò tutti impiccare. Non vi è nemmeno il paggio?

Luigia. Il paggio, tutto intimorito, è corso nella mia camera e non vuole uscire.

Sancio. Don Sigismondo dov’è?

Luigia. È fuori di casa.

Sancio. E il Conte?

Luigia. Il Conte, il Conte, quel caro signor Conte...

Sancio. Che vi è di nuovo?

Luigia. Dubito ch’ei faccia all’amore con Isabella.

Sancio. Sì, egli me l’ha chiesta in isposa.

Luigia. È troppo giovane, non è ancor da marito.

Sancio. Oh bella! Ha diciott’anni, e non è da marito?

Luigia. Come diciott’anni?

Sancio. Signora sì. Quanti anni sono, che siete mia moglie?

Luigia. Compatitemi, donna Aspasia, non ho fatto il mio debito, perchè aveva la testa stordita da quei poveri servitori, non per mancanza di stima.

  1. Sc. X nell’ed. Bett.