Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/489


L'ADULATORE 475

Sancio. Vorrebbe venire in Gaeta a quartier d’inverno.

Aspasia. Lo so, mi è stato detto.

Sancio. Che dite? Lo facciamo venire, o non lo facciamo venire?

Aspasia. Faccia quel che vuole; per me è l’istesso.

Sancio. Sta a me a farlo venire, o a farlo restare a Napoli.

Aspasia. Sentite; se ha da venire con dei denari, bene, se no, se ne può stare dov’è.

Sancio. Vi occorre nulla? Avete bisogno di nulla?

Aspasia. Io son una che taccio, e fo come posso, per non incomodare gli amici. Per altro lo sapete... Basta, non dico altro.

Sancio. Se vi occorre, comandate.

Aspasia. Vi ringrazio. La stima che ho per voi, non è interessata. Se amo la vostra conversazione, è perchè siete veramente adorabile.

Sancio. Voi mi consolate, cara donna Aspasia.

Aspasia. Sono unicamente a pregarvi della vostra protezione, in un affare di mia somma premura.

Sancio. Comandate, disponete di me.

Aspasia. Sappiate, signore, che sono due anni che non si paga la pigione di casa. Il padrone di essa ha fatto tutti gli atti di giustizia contro di me, e se non pago, dentro domani sono soggetta a un affronto.

Sancio. Quanto importa l’affitto?

Aspasia. Cento doppie.

Sancio. (Il colpo è un poco grosso). (da sè) E che pensate di fare?

Aspasia. Voi potreste acquietar il padrone.

Sancio. Sì, sì, gli parlerò. Lo farò aspettare.

Aspasia. Ma poi si dirà che voi fate delle ingiustizie per causa mia.

Sancio. Lo farò con buona maniera.

Aspasia. No, no, per salvare il vostro decoro e la mia riputazione, manderò a vendere tutto quello che io potrò, per pagare il debito.

Sancio. Questo non è conveniente.

Aspasia. Come volete ch’io faccia?

Sancio. Aspettate più tosto...