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470 | ATTO SECONDO |
Sigismondo. Oggi, caro, non dà udienza; ma se vi occorre qualche cosa, comandate, vi servirò io.
Pantalone. Averia bisogno de presentarghe sto memorial.
Sigismondo. Oh! volontieri, subito. Consegnatelo a me, glielo porto immediatamente.
Pantalone. Ma averia piaser de dirghe qualche cossa a bocca.
Sigismondo. Quanto mi spiace non potervi consolare! Oggi non gli si può parlare, è giornata di posta.
Pantalone. Me rincresce che stassera va via le lettere, e me premeva de scriver qualcossa su sto proposito ai mi corrispondenti.
Sigismondo. Ditemi, di che si tratta?
Pantalone. Ghe dirò. La sa che mi ho introdotto in sta città la fabrica dei velludi, e la sa che utile ho portà a sto paese. Adesso un capo mistro se m’ha voltà contra, el xe spalleggià da do mercanti, e el pretende de voler eriger un’altra fabrica. Mi, che gh’ho el merito d’esser stà el primo, domando el privilegio coll’esclusiva de ogni altro: esibendome mi de cresser i laorieri, se occorre, a benefizio de la città.
Sigismondo. L’istanza non può essere più giusta. Non dubitate, che sarete consolato. Date a me il memoriale.
Pantalone. Eccolo, me raccomando alla so protezion.
Sigismondo. Riescono veramente bene questi vostri velluti?
Pantalone. I riesse perfettamente.
Sigismondo. Non li ho mai considerati esattamente. Fate una cosa, mandatemene una pezza del più bello, acciò lo possa far vedere al signor Governatore, per animarlo a farvi la grazia.
Pantalone. (Ho inteso, el me vol magnar una pezza de velludo). 1 La sarà servida. Adessadesso la manderò, ma me raccomando.
Sigismondo. Non ci pensate, lasciate fare a me.
Pantalone. Vago subito al negozio e la mando. (Tanto fa: quel che s’ha da far, farlo subito). (da sè)
Sigismondo. Ehi, dite: come si chiama questo capo maestro, che vi si vuol ribellare?
Pantalone. Menego Tarocchi.
- ↑ (da sè)