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466 ATTO SECONDO

SCENA II.

Brighella e detto.

Brighella. Signor segretario, ghe fazzo reverenza.

Sigismondo. Oh! Decano mio gentilissimo! Caro Brighella amatissimo, vi occorre nulla? Posso far nulla per voi? Dite, parlate, caro galantuomo, uomo veramente dabbene.

Brighella. (Eh! forca, te cognosso!) Voleva pregarla d’una grazia.

Sigismondo. Son qui tutto per voi, per il mio caro messer Brighella. Sentite, fra tutti i servitori voi siete il più abile e il più fedele.

Brighella. De abilità no me vanto, ma in materia de fedeltà, no la cedo a nissun. Son omo schietto e real1, e no posso adular.

Sigismondo. Oh bravo! Oh bella cosa la realtà, la schiettezza di cuore!

Brighella. Ma al dì d’oggi, chi è sincero, non ha fortuna.

Sigismondo. Via, caro, via, dite cosa volete, perchè ho da far qualche cosa.

Brighella. Se la disturbo, vado via.

Sigismondo. No, anima mia, no, non mi disturbate. Per voi m’impiego volentieri. (Non2 lo posso soffrire). (da sè)

Brighella. Mi, come capo della fameia bassa de sta Corte, la supplico in nome de tutti i servitori de recordar al padron che son do mesi che no se tira nè el salario, nè i denari per le cibarie, e che no savemo più come far.

Sigismondo. Poverini! Avete ragione. Fate una cosa, andate dal maestro di casa.

Brighella. Son andà, e l’ha dito che lu no gh’ha denari, e che ella ha avudo l’ordene e i bezzi per pagarne.

Sigismondo. (Come diavolo l’ha saputo?) (da sè) Io non ho avuto nulla. Ma per voi, se avete bisogno, ve li darò del mio. Per il mio caro messer Brighella farò tutto. Prendete tabacco? (cava la scatola)

  1. Così tutte le edizioni.
  2. Bett.: Costui non.