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462 | ATTO PRIMO |
Luigia. Donna Elvira, attendetemi, che ora torno.
Elvira. Vi servirò, se vi contentate.
Luigia. Trattenetevi. Vado in luogo, dove mi conviene andar sola.
Elvira. Signora, mi volete lasciar qui...
Luigia. Don Sigismondo vi terrà compagnia.
Elvira. Ma io, signora..
Luigia. Vengo subito, vengo subito. (parte)
SCENA XVIII1.
Donna Elvira e Don Sigismondo.
Sigismondo. Che vuol dire, signora donna Elvira? Ha tanta paura a restar sola con me?
Elvira. Io non ho alcun timore, ma la convenienza lo richiederebbe...
Sigismondo. Sono un uomo onorato.
Elvira. Per tale vi considero.
Sigismondo. Sono ammiratore del vostro merito.
Elvira. Non ho merito alcuno, che esiga da voi nè stima, nè ammirazione.
Sigismondo. E sono... (con tenerezza)
Elvira. Don Sigismondo, basta così.
Sigismondo. Permettetemi che dica una sola cosa, e poi ho finito. E sono un adoratore della vostra bellezza.
Elvira. Se prima mi avete adulata, ora mi avete offesa.
Sigismondo. Le adorazioni d’un cuor amante non offendono mai la persona amata. Voi non potete impedirmi ch’io vi ami. In vostro arbitrio solo sta il corrispondermi.
Elvira. Questo non lo sperate giammai.
Sigismondo. Non potete nemmeno vietarmi ch’io lo speri.
Elvira. Sì, ve lo posso vietare. Una donna onorata fa disperar chi che sia di ottener cosa alcuna, che pregiudichi al suo decoro.
Sigismondo. Aspettate. Io non voglio sperare che voi mi amiate, ma voglio lusingarmi d’un’altra cosa.
- ↑ È unita nell’ed. Bett. alla scena preced.