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L'ADULATORE 461

Sigismondo. Siccome lo amo e lo venero infinitamente, non ho mancato di far per esso de’ buoni uffici presso del mio padrone.

Elvira. Già me ne avvedo. Ma spero che mio marito ringrazierà il signor don Sancio e ne sarà dispensato.

SCENA XVII1.

Donna Luigia e detti.

Luigia. La grazia è fatta. Ecco l’ordine per riavere i pizzi.

Elvira. In verità sono consolatissima. Quando li avremo?

Luigia. Or ora manderò il maestro di casa con quest’ordine, e li daranno.

Elvira. Quanto vi sono obbligata!

Luigia. (Non vedo l’ora di vederli). (da sè)

Elvira. Vi sarà alcuna spesa? Supplirò a tutto.

Luigia. Non avete a spendere un soldo.

Sigismondo. Può essere che i gabellieri vogliano il dazio.

Luigia. Che dazio! Quando comando io, è finita.

Sigismondo. V. E. dice benissimo.

Elvira. Ma quando li vedremo questi pizzi?

Luigia. Aspettate. Chi è di là? Dove sono costoro? Non vi è nessuno?

Sigismondo. Comanda? La servirò io.

Luigia. Isabella, Colombina, dove diavolo sono? (chiama)

Sigismondo. (Senta. Non vorrei che la signora donna Isabella con Colombina... Basta, parlo col dovuto rispetto). (in disparte, a donna Luigia)

Luigia. (Che fossero col Conte?)

Sigismondo. (Chi sa? Si potrebbe dare).

Luigia. (Voglio andar a vedere).

Sigismondo. (Eccellenza sì, vada, e se ne assicuri).

Luigia. (Se fosse vero!)

Sigismondo. (Vada subito, e con cautela).

  1. Sc. XIII nell’ed. Bett.