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460 | ATTO PRIMO |
Luigia. (Non vedo l’ora di veder questi pizzi). (da sè) Attendetemi, donna Elvira, vado subito da mio marito, perchè dia l’ordine della restituzione.
Elvira. Spiacemi il vostro incomodo. Speriamo che il signor don Sancio farà la grazia?
Luigia. Oh! mio marito fa poi a modo mio.
Elvira. Anche negli affari del governo?
Luigia. In tutto. Grazie al cielo, ho un marito che non ha coraggio di dirmi di no. Egli comanda in apparenza, ed io comando in sostanza. (parte)
SCENA XVI1.
Donna Elvira e Don Sigismondo.
Elvira. Che2 buona dama è questa signora Governatrice!
Sigismondo. Non è dissimile il bel cuore di suo consorte, e l’uno e l’altra hanno della stima per la vostra nobilissima casa, e dell’amore particolare per il vostro degno consorte!
Elvira. Mio marito non merita nulla, e nulla ha fatto per il signor Governatore, che vaglia a lusingarmi della sua generosa parzialità.
Sigismondo. Eppure, senza ch’egli lo sappia, ha fatto a don Filiberto un beneficio, una grazia tale che agli altri darà motivo d’invidia.
Elvira. Che mai ha fatto egli per mio consorte?
Sigismondo. Sapete voi che ora si tratta di supplicar S. M. per la permissione delle due Fiere?
Elvira. Lo so benissimo.
Sigismondo. Il memoriale è disteso, il dispaccio è formato. Vi vuole alla Corte una persona che agisca, e il padrone ha eletto don Filiberto per un impiego sì degno e sì decoroso.
Elvira. Signor Segretario, avete voi operato nulla in questo affare in favore di mio marito, acciò egli se ne vada alla Corte?