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L'ADULATORE 453

Sigismondo. Con permissione di vostra Eccellenza. (esce)

Luigia. Perchè non venire a dirittura?

Sigismondo. So il mio dovere.

Luigia. Per voi non vi è portiera.

Sigismondo. Grazie alla bontà di Vostra Eccellenza.

Conte. Riverisco il signor segretario.

Sigismondo. Servitor umilissimo di V. S. Illustrissima.

Conte. Sta bene?

Sigismondo. Ai comandi di V. S. Illustrissima.

Luigia. Volete nulla? (a Sigismondo)

Sigismondo. Eccola servita della risposta della lettera, che mi ha onorato di comandarmi.

Luigia. (Dite; avete detto nulla al Conte?) (piano a Sigismondo)

Sigismondo. (In verità, non ho avuto campo di servirla), (piano a Luigia)

Luigia. (Ditegli ora qualche cosa; frattanto leggerò questa lettera). (da sè) Conte, permettetemi ch’io legga questo foglio, che devo sottoscrivere.

Conte. Prendete il vostro comodo.

Luigia. (Operate da vostro pari. Fategli animo, acciò si dichiari per me, ma non avventurate il mio decoro e la mia onestà). (piano a Sigismondo)

Sigismondo. (So come devo contenermi).

Luigia. (Vedete quest’anello? Me l’ha dato il Conte). (come sopra)

Sigismondo. (Vostra Eccellenza meriterebbe tutte le gioje del mondo, poichè è la gioja più preziosa del nostro secolo).

Luigia. (Via, non mi burlate). (legge la lettera piano)

Sigismondo. (Signor Conte, frattanto che la padrona legge quel foglio, mi permette che possa dirgli due paroline?) (piano al Conte)

Conte. (Volentieri, eccomi da voi).

Sigismondo. (Mi dica, in grazia; ma perdoni se troppo m’avanzo...)

Conte. (Parlate liberamente).

Sigismondo. (Ama ella veramente la signora Isabella?)

Conte. (L’amo quanto me stesso).

Sigismondo. (L’ama per pura inclinazione, oppure per una specie d’impegno?