Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
L'ADULATORE | 449 |
succeder, no posso taser, e no devo taser. Per i mi patroni son pronto a sagrificar anca el sangue. La persona che tende alla rovina de sta fameia1, l’è el sior don Sigismondo.
Luigia. Come! Un uomo di quella sorte? Un uomo che fa tanto per noi? Così umile, così rispettoso, così interessato per i nostri vantaggi?
Brighella. L’è un adulator, l’è un omo finto; so mi quel che digo.
Luigia. Va via, sei una mala lingua.
Brighella. Col tempo e la paja se madura le nespole. Pol esser che un zorno la se recorda de ste mie parole.
Luigia. Sai cosa ha di male don Sigismondo? È un uomo economo. Suggerisce qualche volta le buone regole, e voi altri servitori non lo potete vedere.
Brighella. El suggerisce l’economia per i altri, per ingrassarse lu solo. L’è do mesi che no tiremo salario, nè cibarie, e me vien dito che sto sior economo abbia avudo l’ordene de pagarne.
Luigia. Orsù, basta così. Da un altro servitore non avrei sofferto tanto.
Brighella. Son trent’anni che servo in sta casa e me recordo quando el padron ha sposà Vostra Eccellenza vint’anni fa.
Luigia. Vent’anni sono? Pezzo d’asino, dov’hai la testa?
Brighella. Mo quanto sarà, Eccellenza?
Luigia. Undici, dodici anni al più.
Brighella. Se l’illustrissima siora Isabella la ghe n’ha disdotto.
Luigia. Sei una bestia: non è vero.
Brighella. Se l’ha lattada mia muier2.
Luigia. Animo, basta così.
Brighella. La perdoni... (Ecco qua: chi voi aver fortuna, bisogna adular. Se anca mi la savesse burlar, saria el so caro Brighella). (da sè, parte)
Luigia. Già questi servitori antichi di casa vogliono sempre sapere più dei padroni.