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una scena del suo teatro (vedi in argomento A. Neri, A proposito ecc. cit.). Ma pur la graziosa canzonetta del Bugiardo, dal ritmo carezzevole con la rima che con bella armonia spezza sempre a mezzo il quarto verso, fu ben fortunata. Prima del Berrini l’aveva riprodotta V. Malamani nella Musa popolare (Il 700 a Ven. Torino-Roma, 1892, II, pp. 125-127) quasi componimento modello per le serenate. Alcune strofe cita e traduce il Somborn (Das venetianische Volkslied. Heidelberg, 1901, pp. 44-47) nell’esame minuto che ne dà. Altri veda se l’appunto di puerile insulsaggine fatto al ritornello sia giusto.

Prova non infallibile, ma certo delle più sicure per il valore d’una produzione teatrale, è la fortuna sua oltre i confini linguistici. Il Bugiardo fu tradotto finora (rispettivamente ridotto o imitato), una quindicina di volte almeno, in sette lingue (francese, portoghese, tedesca, inglese, russa, polacca, ungherese). Non si peritò di tradurla nella sua Stefano Aignan (Chefs-d’oeuvre du theatre Italien. Goldoni. Paris, 1822) col pericolo di toccare qualche sassata da connazionali troppo gelosi delle autoctone glorie, cui con sacrilega mano un Italiano aveva osato toccare. Nota l’Aignan che la trovata dell’amante sciocco, dei cui regali e attenzioni altri più ardito si vale, fu imitata dal Picard nel suo Café du printemps (Notice, pp. 12, 13, op. cit.). Del Bugiardo si giovò, assai probabilmente, anche l’inglese Samuele Foote, commediografo e attore, per il suo The liar, recitato nel 1761 (Minor, op. cit. p. 312). L’Ungheria, che già nel 1794 possedeva una traduzione del lavoro (J. Bayer, A magyar dramairodalom története. Budapest, 1867, I vol. p. 126), festeggiò il bicentenario della nascita del Nostro al Teatro Nazionale della capitale (il 13 aprile) con una nuova fedele versione di Antonio Rado (stampata nel 1882, n. 347-349 dell’Olcsò Könyvtar; sulla recita il bell’articolo di M. Ruttkay-Rothauser in Pester Lloyd, 14 aprile 1907). Ma la fortuna maggiore l’ebbe anche questa commedia, come tante delle sue sorelle, in Germania, dove riuscì presto a soppiantare vittoriosamente il Menteur. Fu eseguita per la prima volta a Lipsia il 25 maggio del 1768 (Schaz, Des Herrn C. G. Beobachtungen ecc. Leipzig, 1789, III, p. 377). Benché il noto cronista teatrale C. H. Schmid in una notizia del 1770 la dicesse di gusto troppo italiano, per poter piacere nel suo paese (Theater - Chronik, Giessen, 1772, p. 19), già tre anni dopo il drammaturgo Giovanni Schink in una lunghissima recensione al Bugiardo, ridotto da S. F. Schletter (Vienna, 1781), scriveva: «Tra le commedie del Goldoni in verità nessuna è così popolare ne’ nostri teatri, nessuna si mantiene così a lungo ne’ repertori delle nostre compagnie come il Bugiardo. L’hanno cara pubblico e attori, e l’uno nell’interpretare la parte del bugiardo ci trova lo stesso diletto che l’altro a sentirlo». (Dramaturgische Fragmente, Graz, 1781, vol. II, p. 538). Dànno ragione al secondo tanto le notizie statistiche nelle storie dei mille teatri tedeschi, quanto una mezza dozzina tra versioni e adattamenti più o meno liberi (del Saal nel 1768, del Grünfeld nel 1803, dell’Ehnmfeld nel 1807, di F. L. Schmidt nel ’13 oltre alla già cit. dello Schletter. Nell’Epistolario di Hans v. Bülow si accenna a una traduzione fatta da suo padre Edoardo [Briefe, Lipsia, 1900, v. IV p. 356]. Anche in Germania, come da noi, la commedia penetrò nei teatri d’educazione, sempre, si sa, con le debite cautele (Der Lügner. Luslspiel in 3 Aufz. Für männliche Rollen umgearb. Paderborn, 1895. È traduz. dall’ital.).