Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
IL BUGIARDO | 385 |
Ottavio. Quando cesserete d’imposturare? (a Lelio
Lelio. Osservate, se io dico il falso. Mirate quali sono le mie imposture. Ecco le mie fedi dello stato libero, fatte estrarre da Napoli. Voi, signor Ottavio, che siete pratico di quel paese, osservate, se sono legittime ed autenticate. (mostra ad Ottavio le fedi avute da Napoli
Ottavio. È vero; conosco i caratteri, mi sono noti i sigilli.
Dottore. Poter del mondo! Non siete voi maritato?
Lelio. No certamente.
Dottore. Ma per qual causa dunque il signor Pantalone mi ha dato intendere che lo siete?
Lelio. Ve lo dirò io il perchè.
Dottore. Non mi state a raccontar qualche favola.
Lelio. Mio padre si è pentito di aver dato a voi la parola per me di prendere vostra figlia.
Dottore. Per che causa?
Lelio. Perchè stamane in piazza un sensale, che ha saputo la mia venuta, gli ha offerto una dote di cinquantamila ducati.
Dottore. Il signor Pantalone mi fa questo aggravio?
Lelio. L’interesse accieca facilmente.
Ottavio. (Io resto maravigliato. Non so ancor cosa credere), (da sè
Dottore. Dunque, siete voi innamorato della mia figliuola?
Lelio. Sì signore, pur troppo.
Dottore. Come avete fatto ad innamorarvi sì presto?
Lelio. Sì presto? In due mesi, amor bambino si fa gigante.
Dottore. Come in due mesi, se siete arrivato ier sera?
Lelio. Signor Dottore, ora vi svelo tutta la verità.
Ottavio. (Qualche altra macchina). (da sè
Lelio. Sapete voi quanto tempo sia, ch’io sono partito da Napoli?
Dottore. Vostro padre mi ha detto, che saranno tre mesi in circa.
Lelio. Ebbene, dove sono stato io questi tre mesi?
Dottore. Mi ha detto che siete stato in Roma.
Lelio. Questo è quello che non è vero. Mi fermai a Roma tre o quattro giorni, e venni a dirittura a Venezia.