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384 ATTO TERZO

Colombina. Oh che bugiardo! E poi dicono di noi altre donne. (da sè

Ottavio. Avrà preparata qualche altra macchina.

Dottore. S’egli è maritato, ha finito di macchinar con Rosaura.

SCENA IX1

Lelio, Ottavio ed il Dottore.

Lelio. Signor Dottore, vengo pieno di rossore e di confusione a domandarvi perdono.

Dottore. Bugiardaccio!

Ottavio. Domani la discorreremo fra voi e me. (a Lelio

Lelio. Voi vi volete batter meco, voi mi volete nemico; ed io son qui ad implorare la vostra amichevole protezione, (ad Ottavio

Ottavio. Presso di chi?

Lelio. Presso il mio amatissimo signor Dottore.

Dottore. Che vuole dai fatti miei?

Lelio. La vostra figlia in consorte.

Dottore. Come! Mia figlia in consorte? E siete maritato?

Lelio. Io ammogliato? Non è vero. Sarei un temerario, un indegno, se a voi facessi una tale richiesta, quando ad altra donna avessi solamente promesso.

Dottore. Vorreste2 voi piantarmi un’altra carota?

Ottavio. Le vostre bugie hanno perduto il credito.

Lelio. Ma chi vi ha detto che io sono ammogliato?

Dottore. Vostro padre l’ha detto; m’ha detto che avete sposata la signora Briseide, figlia di don Policarpio.

Lelio. Ah, signor Dottore, mi dispiace dover smentire mio padre; ma il zelo della mia riputazione, e l’amore che ho concepito per la signora Rosaura, mi violentano3 a farlo. No, mio padre non dice il vero.

Dottore. Tacete; vergognatevi di favellare così. Vostro padre è un galantuomo: non è capace di mentire.

  1. Sc. VIII nell’ed. Bett.
  2. Pap.: Come? Vorreste ecc.
  3. Bett.: m’inducono.