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382 | ATTO TERZO |
sempre la verità. Ma se qualche volta il dir la verità non mi giovasse a seconda de’ miei disegni? L’uso delle bugie mi sarà sempre una gran tentazione. (parte
SCENA VI1.
Camera in casa del Dottore.
Dottore e Rosaura.
Dottore2. Ditemi un poco, la mia signora figlia, quant’è che non avete veduto il signor marchese Asdrubale di Castel d’Oro?
Rosaura. So benissimo ch’egli non è Marchese.
Dottore. Dunque saprete chi è.
Rosaura. Si signore, si chiama Ruggiero Pandolfi, mercante napolitano.
Dottore. Ruggiero Pandolfi?
Rosaura. Così mi disse.
Dottore. Mercante napolitano?
Rosaura. Napolitano.
Dottore. Pazza, stolida, senza giudizio; sai chi è colui?
Rosaura. Chi mai?
Dottore. Lelio, figlio di Pantalone.
Rosaura. Quello che mi avevate proposto voi per consorte?
Dottore. Quello, quella buona lana.
Rosaura. Dunque, s’è quello, la cosa è più facile ad accomodarsi.
Dottore. Senti, disgraziata, senti dove ti potea condurre il tuo poco giudizio, la facilità colla quale hai dato orecchio ad un forestiere. Lelio Bisognosi, che con nome finto ha cercato sedurti, a Napoli è maritato.
Rosaura. Lo sapete di certo? Difficilmente lo posso credere.
Dottore. Sì, lo so di certo. Me l’ha detto suo padre.
Rosaura. Oh me infelice! Oh traditore inumano! (piange
Dottore. Tu piangi, frasconcella? Impara a vivere con più giu-