Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
380 | ATTO TERZO |
Pantalone. Mo perchè?
Lelio. Perchè io questa donna non la conosco.
Pantalone. Busie non ti ghe n’ha da dir più.
Lelio. Il cielo me ne liberi.
Pantalone. Ti ha fina zurà.
Lelio. Ho detto, possa morire.
Pantalone. A chi vustu che sia indrizzada sta lettera?
Lelio. Vi sarà qualcun altro che avrà il nome mio ed il cognome.
Pantalone. Mi gh’ho tanti anni sul cesto e non ho mai sentio che ghe sia nissun a Venezia de casa Bisognosi, altri che mi.
Lelio. A Napoli ed a Roma ve ne sono.
Pantalone. La lettera xe diretta a Venezia.
Lelio. E non vi può essere a Venezia qualche Lelio Bisognosi di Napoli o di Roma?
Pantalone. Se pol dar. Sentimo la lettera.
Lelio. Signor padre, perdonatemi, non è buona azione leggere i fatti degli altri. Quando si apre un lettera per errore, si torna a serrar senza leggerla.
Pantalone. Una lettera de mio fio la posso lezer.
Lelio. Ma se non viene a me.
Pantalone. Lo vederemo.
Lelio.(Senz’altro, Cleonice mi dà de’ rimproveri. Ma saprò schermirmi colle mie1 invenzioni). (da sè
Pantalone. La vostra partenza da Roma mi ha lasciata2 in una atroce malinconia, mentre mi avevate promesso di condurmi a Venezia con voi, e poi tutto in un tratto siete partito....
Lelio. Se lo dico, non viene a me.
Pantalone. Mo se la dise che l’è partio per Venezia.
Lelio. Bene: quel tale sarà a Venezia.
Pantalone. Ricordatevi che mi avete data la fede di sposo.
Lelio. Oh, assolutamente non viene a me.
Pantalone. Digo ben; vu no gh’avè impegno con nissuna.
Lelio. No certamente.3