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360 ATTO SECONDO

SONETTO.


     Idolo del mio cor, nume adorato,
          Per voi peno tacendo, e v’amo tanto
          Che temendo d’altrui vi voglia il fato,
          M’esce dagli occhi e più dal cuore il pianto.
     Io non son cavalier, nè titolato,
          Nè ricchezze o tesori aver mi vanto;
          A me diede il destin mediocre stato,
          Ed è l’industria mia tutto il mio vanto.

     Io nacqui in Lombardia sott’altro cielo.
          Mi vedete sovente a voi d’intorno.
          Tacqui un tempo in mio danno, ed or mi svelo.
     Sol per vostra cagion fo qui soggiorno.
          A voi, Rosaura mia, noto è il mio zelo,
          E il nome mio vi farò noto un giorno.

Florindo. Ah, che ne dici?

Brighella. L’è bello, l’è bello, ma nol spiega gnente.

Florindo. Come non spiega niente? Non parla chiaramente di me? La seconda quaderna mi dipinge esattamente. E poi, dicendo nel primo verso del primo terzetto: Io nacqui in Lombardia, non mi manifesto per bolognese?

Brighella. Lombardia è anca Milan, Bergamo, Bressa, Verona, Mantova, Modena e tante altre città. Come hala mo da indovinar, che voia dir bolognese?

Florindo. E questo verso, Mi vedete sovente a voi dintorno, non dice espressamente che sono io?

Brighella. El pol esser qualchedun altro.

Florindo. Eh via, sei troppo sofistico. Il sonetto parla chiaro, e Rosaura l’intenderà.

Brighella. Se ghel darì vu, la l’intenderà meio.

Florindo. Io non glielo voglio dare.

Brighella. Donca come volì far?

Florindo. Ho pensato di gettarlo sul terrazzino. Lo troverà, lo leggerà, e capirà tutto.