Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/369


IL BUGIARDO 357

Pantalone. T’hai trova?

Lelio. E come!

Pantalone. Me trema el cuor. Cossa t’hali fatto?

Lelio. Ho messo mano alla spada, e sono tutti fuggiti.

Pantalone. E se i te mazzava?

Lelio. Ho una spada che non teme di cento.

Pantalone. In semolaa, patron, in semola. E cussì, xestu scampà?

Lelio. Non ho voluto abbandonar la mia bella.

Pantalone. Ella coss’hala dito?

Lelio. Mi si è gettata a’ piedi colle lagrime agli occhi. (tenero

Pantalone. Par che ti me conti un romanzo.

Lelio. Eppure vi narro la semplice verità.

Pantalone. Come ha finio l’istoria?

Lelio. Mio suocero è ricorso alla giustizia. È venuto un capitano con una compagnia di soldati, me l’hanno fatta sposare, e per gastigo mi hanno assegnato ventimila scudi di dote.

Pantalone. (Questa la xe fursi la prima volta, che da un mal sia deriva un ben). (da sè

Lelio. (Sfido il primo gazzettiere d’Europa a inventare un fatto così bene circostanziato). (da sè

Pantalone. Fio mio, ti xe andà a un brutto rischio, ma za che ti xe riuscio con onor, ringrazia el cielo, e per l’avegnir abbi un poco più de giudizio. Pistole, pistole! Cossa xe ste pistole? Qua no se usa ste cosse.

Lelio. Da quella volta in qua, mai più non ho portate armi da fuoco.

Pantalone. Ma de sto matrimonio, perchè no dirlo a to barbab?

Lelio. Quando è successo il caso, era gravemente ammalato.

Pantalone. Perchè no scriverlo a mi?

Lelio. Aspettai a dirvelo a voce.

Pantalone. Perchè no hastu menà la sposa con ti a Venezia?

Lelio. È gravida in sei mesi.

Pantalone. Anca gravia? In sie mesi? Una bagattella! El ne-

  1. Mettere la spada nella crusca, detto burlesco derisorio.
  2. Zio.