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IL BUGIARDO 347

Beatrice. Sì, sì, lo so. Siete stata fuori di casa in maschera. Vi sarete ingegnata di tirar l’acqua al vostro mulino; ma giuro al cielo, non vi riuscirà forse di macinare.

Rosaura. Che pretensione avete voi? Ha egli detto essere per voi inclinato? Ha dimostrato volervi?

Beatrice. Ha detto a me quello che ha detto a voi; e non so ora con qual franchezza lo pretendiate per vostro.

Rosaura. Basta, si vedrà.

Beatrice. Se saprò che mi abbiate fatta qualche soverchieria, sorella, me la pagherete.

Rosaura. Mi pare che dovreste avere un poco di convenienza. Io finalmente son la maggiore.

Beatrice. Di grazia, baciatele la mano alla signora superiora.

Rosaura. Già, l’ho sempre detto. Insieme non si sta bene.

Beatrice. Se non era per causa vostra, sarei maritata che sarebbero più di tre anni. Cinquanta mi volevano. Ma il signor padre non ha voluto far torto alla sua primogenita.

Rosaura. Certo gran pretendenti avete avuti! Fra gli altri il garbatissimo signor Ottavio, il quale forse per vendicarsi de’ vostri disprezzi, ha inventate tutte le indegnità raccontate di noi a nostro padre.

Beatrice. Ottavio n’è stato inventore?

Rosaura. Testè me lo disse il genitore medesimo.

Beatrice. Ah indegno! Se mi capita alle mani, vo’ che mi senta.

Rosaura. Meriterebbe essere trucidato.

SCENA VII1.

Colombina, poi Ottavio, e detti.

Colombina. Signore padrone, ecco qui il signor Ottavio che desidera riverirle.

Ottavio2. Son qui pien di rossore e di confusione3...

Rosaura. Siete un mentitore.

  1. In Bett. è sc. VIII.
  2. In Bett. qui comincia la sc. IX.
  3. Bett.: di rossore e vergogna.