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IL BUGIARDO 339

Dottore. Mi maraviglio di voi, signore; questa cosa non può essere.

Ottavio. Quel che io vi dico, son pronto a mantenervelo.

Dottore. Se siete galantuomo, preparatevi dunque a farmelo constatare; altrimenti, se è una impostura la vostra, troverò la maniera di farmene render conto.

Ottavio. Obbligherò a confermarlo quello stesso che, venuto ieri da Napoli, è stato ammesso alla loro conversazione.

Dottore. Mie figlie non sono capaci di commettere tali azioni.

Ottavio. Se sono capaci, lo vedremo. Se prendete la cosa da me in buona parte, sono un amico che vi rende avvisato; se la prendete sinistramente, son uno che in qualunque maniera renderà conto delle sue parole. (parte

SCENA XXI1.

Il Dottore solo.

Oh misero me! Povera mia casa! Povera mia riputazione! Questo sì è un male, cui nè Ippocrate, nè Galeno mi2 insegnano a risanare. Ma saprò ben trovare3 un sistema di medicina morale, che troncherà la radice. Tutto consiste a far presto, non lasciar che il mal s’avanzi troppo, che non pigli possesso4. Principiis obsta, sero medicina paratur. (entra in casa

Fine dell’Atto Primo.




  1. Nell’ed. Bett. è unita alla scena precedente, come vedesi in Appendice.
  2. Pap.: non mi.
  3. Pap.: Ma se nell’arte medica non vi è ricetta a proposito, per curare questa malattia prodotta nel corpo della mia casa, a cagion del disordine di mie figlie, saprò ben trovare ecc.
  4. Segue nell’ed. Pap.: acciò non mi abbiano a rimproverare con l’aforismo d’Ippocrate Principiis ecc.