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318 | ATTO PRIMO |
Colombina. Signore, chi siete voi?
Arlecchino. Don Piccaro di Catalogna.
Colombina. (Il don è titolo di cavaliere).
Arlecchino. Son uno che more, spasima e diventa matto per voi.
Colombina. Ma io non vi conosco.
Arlecchino. Sono un amante timido e vergognoso.
Colombina. Con me può parlare con libertà, mentre sono una povera serva.
Arlecchino. (Serva! Giusto un bon negozio1 per mi), (da se) Ditemi, bella servetta, avete voi sentita a cantare quella canzonetta?
Colombina. Sì signore, l’ho sentita.
Arlecchino. Sapete chi l’ha cantata?
Colombina. Io no certamente.
Arlecchino. L’ho cantata io.
Colombina. La voce pareva di donna.
Arlecchino. Io ho l’abilità di cantare in tutte le voci. I miei acuti vanno due ottave fuori del cembalo.
Colombina. Era veramente una bella canzonetta amorosa.
Arlecchino. L’ho composta io.
Colombina. È anche poeta?
Arlecchino. Ho succhiato anch’io il latte di una mussaa.
Colombina. Ma perchè ha fatto tutte queste fatiche?
Arlecchino. Per voi, mia cara, per voi.
Colombina. Se credessi dicesse il vero, avrei occasione d’insuperbirmi.
Arlecchino. Credetelo, ve lo giuro per tutti i titoli della mia nobiltà.
Colombina. Vi ringrazio di tutto cuore.
Arlecchino. Mia bella, che non farei per le vostre luci vermiglie?
Colombina. Vengo, vengo. Signore, le mie padrone mi chiamano.
Arlecchino. Deh, non mi private delle rubiconde tenebri della vostra bellezza.
- ↑ Mussa, con due ss, in veneziano vuol dire asina.
- ↑ Bett.: negozi.