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IL TEATRO COMICO | 23 |
SCENA III.
Orazio ed Eugenio.
Eugenio. Io crepo dalle risa.
Orazio. Voi ridete, e io bestemmierei.
Eugenio. Non mi avete detto che ci vuol pazienza?
Orazio. Sì, la pazienza ci vuole, ma il veleno mi rode.
Eugenio. Ecco il Pantalone.
Orazio. Caro amico, fatemi un piacere, andate a sollecitare le donne.
Eugenio. Volentieri, anderò. Già preveggo di ritrovarle o in letto, o alla tavoletta. Queste sono le loro principali incombenze, o riposare, o farsi belle. (parte)
SCENA IV.
Orazio, poi Tonino.
Orazio. Ben levato il signor Tonino.
Tonino. Patron reverito.
Orazio. Che avete, che mi parete turbato?
Tonino. No so gnanca mi. Me sento un certo tremazzoa a torno, che me par d’aver la freveb.
Orazio. Lasciate ch’io senta il polso.
Tonino. Tolè pur, compare, sappième dir se el batte a tempo ordinario, o in tripola1.
Orazio. Voi non avete febbre, ma il polso è molto agitato; qualche cosa avete che vi disturba.
Tonino. Saveu cossa che gh’ho? Una paura, che no so in che mondo che sia.
Orazio. Avete paura? Di che?
Tonino. Caro sior Orazio, buttemo le burle da banda, e parlemo sul sodo. Le commedie de carattere le ha butta sottosora el
- ↑ Per tripla: termine musicale.