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22 ATTO PRIMO

Eugenio. Sedici commedie in un anno? Pare impossibile.

Orazio. Sì, certamente, egli le ha fatte. Si è impegnato di farle, e le ha fatte.

Eugenio. Quali sono i titoli delle sedici commedie fatte in un anno?

Placida. Ve lo dirò io: Il teatro comico. I puntigli delle donne. La bottega del caffè. Il bugiardo. L’adulatore. I poeti. La Pamela. Il cavalier di buon gusto. Il giuocatore. Il vero amico. La finta ammalata. La donna prudente. L’incognita perseguitata dal bravo impertinente. L’avventuriere onorato. La donna volubile. I pettegolezzi delle donne, commedia veneziana.

Eugenio. Fra queste non è la commedia che abbiamo a fare domani a sera. Non è forse anch’essa del medesimo autore?

Orazio. Sì, è sua; ma è una piccola farsa, ch’egli non conta nel numero delle sue commedie.

Placida. Perchè dunque vogliamo fare una farsa, e non più tosto una delle migliori commedie?

Orazio. Cara signora, sapete pure che ci mancano due parti serie, un uomo ed una donna. Questi si aspettano, e se non giungono, non si potranno fare commedie di carattere.

Placida. Se facciamo le commedie dell’arte, vogliamo star bene. Il mondo è annoiato di veder sempre le cose istesse, di sentir sempre le parole medesime, e gli uditori sanno cosa deve dir l’Arlecchino, prima che egli apra la bocca. Per me vi protesto, signor Orazio, che in pochissime commedie antiche reciterò; sono invaghita del nuovo stile, e questo solo mi piace: dimani a sera reciterò, perchè, se la commedia non è di carattere, è almeno condotta bene, e si sentono ben maneggiati gli affetti. Per altro, se non si compie la compagnia, potete anche far di meno di me.

Orazio. Ma frattanto...

Placida. Orsù, signor Orazio, sono stata in piedi tanto che basta. Vado nel mio camerino a sedere. Quando si prova, chiamatemi, e dite alle signore comiche, che non si avvezzino a far aspettare la prima donna. (parte)