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LA BOTTEGA DEL CAFFÈ | 255 |
che non è tuo parente, che non è niente del tuo? E per questo? Non si può voler bene a un amico? Non si può far del bene a una famiglia, verso la quale ho delle obbligazioni? Questo nostro mestiere ha dell’ozio assai. Il tempo che avanza, molti lo impiegano o a giuocare, o a dir male del prossimo. Io l’impiego a far del bene, se posso.
Don Marzio. Oh che bestia! Oh che bestia! Oh che asino!
Ridolfo. Con chi l’ha, signor don Marzio?
Don Marzio. Senti, senti, Ridolfo, se vuoi ridere. Un medico vuol sostenere che l’acqua calda sia più sana dell’acqua fredda.
Ridolfo. Ella non è di quest’opinione?
Don Marzio. L’acqua calda debilita lo stomaco.
Ridolfo. Certamente rilassa la fibra.
Don Marzio. Cos’è questa fibra?
Ridolfo. Ho sentito dire che nel nostro stomaco vi sono due fibre, quasi come due nervi, dalle quali si macina il cibo, e quando queste fibre si rallentano, si fa una cattiva digestione.
Don Marzio. Sì signore, sì signore; l’acqua calda rilassa il ventricolo, e la sistole e la diastole non possono triturare il cibo.
Ridolfo. Come1 c’entra la sistole e la diastole?
Don Marzio. Che cosa sai tu, che sei un somaro? Sistole e diastole sono i nomi delle due fibre, che fanno la triturazione del cibo digestivo.
Ridolfo. (Oh che spropositi! Altro che il mio Trappola!) (da sè)
SCENA IX.
Lisaura alla finestra, e detti.
Don Marzio. Ehi? L’amica della porta di dietro. (a Ridolfo)
Ridolfo. Con sua licenza, vado a badare al caffè. (va nell’interno della bottega)
Don Marzio. Costui è un asino, vuol serrar presto la bottega2. Servitor suo, padrona mia. (a Lisaura, guardandola di quando in quando col solito occhialetto)