Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/247


LA BOTTEGA DEL CAFFÈ 237


nel viso, ma è quella senz’altro; e poi, quando mi ha veduto, subito si è nascosta nella locanda.

Vittoria. Signor don Marzio, la riverisco. (si smaschera)

Don Marzio. Oh signora mascheretta, vi sono schiavo.

Vittoria. A sorte, avreste voi veduto mio marito?

Don Marzio. Sì signora, l’ho veduto.

Vittoria. Mi sapreste dire dove presentemente egli sia?

Don Marzio. Lo so benissimo.

Vittoria. Vi supplico dirmelo per cortesia.

Don Marzio. Sentite, (la tira in disparte) È qui in questa locanda con un pezzo di pellegrina, ma coi fiocchi.

Vittoria. Da quando in qua?

Don Marzio. Or ora, in questo punto, è capitata qui una pellegrina; l’ha veduta, gli è piaciuta, ed è entrato subitamente nella locanda1.

Vittoria. Uomo senza giudizio! Vuol perder affatto la riputazione.

Don Marzio. Questa notte l’avrete aspettato un bel pezzo.

Vittoria. Dubitava gli fosse accaduta qualche disgrazia.

Don Marzio. Chiamate poca disgrazia aver perso cento zecchini in contanti, e trenta sulla parola?

Vittoria. Ha perso tutti questi danari?

Don Marzio. Sì! Ha perso altro! Se giuoca tutto il giorno e tutta la notte, come un traditore.

Vittoria. (Misera me! Mi sento strappar2il cuore). (da sè)

Don Marzio. Ora gli converrà vendere a precipizio quel poco di panno, e poi ha finito.

Vittoria. Spero che non sia in istato di andar in rovina.

Don Marzio. Se ha impegnato tutto.

Vittoria. Mi perdoni, non è vero.

Don Marzio. Lo volete dire a me?

Vittoria. Io l’avrei a saper più di voi.

Don Marzio. Se ha impegnato a me.... Basta. Son galantuomo, non voglio dir altro.

  1. Bett.: e lui dentro in locanda; Pap.: ed è insaccato subitamente nella locanda.
  2. Bett.: straziar.