Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
207 |
L'AUTORE
A CHI LEGGE.
Corse in Firenze1 una Commedia con simil titolo e con vari accidenti a questa simili, perchè da questa copiati. Un amico mio di talento e di spirito fece prova di sua memoria; ma avendola una o due volte sole veduta rappresentare in Milano, molte cose da lui inventate dovette per necessità framischiarvi. Donata ho all’amicizia la burla, ed ho lodato l’ingegno; nulladimeno, nè voglio arrogarmi il buono che non è mio, nè voglio che passi per mia qualche cosa che mi dispiace.
Ho voluto pertanto informare il Pubblico di un simil fatto, perchè confrontandosi la mia, che ora io stampo, con quella dell’amico suddetto, sia palese la verità, e ciascheduno profitti della sua porzione di lode, e della sua porzione di biasimo si contenti.
Questa Commedia ha caratteri tanto universali, che in ogni luogo ove fu ella rappresentata, credevasi fatta sul conio degli originali riconosciuti. Il Maldicente fra gli altri trovò il suo prototipo da pertutto, e mi convenne soffrir talora, benchè innocente, la taccia d’averlo maliziosamente copiato. No certamente, non son capace di farlo.
I miei caratteri sono umani, sono verisimili e forse veri, ma io li traggo dalla turba universale degli uomini, e vuole il caso che alcuno in essi si riconosca. Quando ciò accade, non è mia colpa che il carattere tristo a quel vizioso somigli; ma colpa è del vizioso, che dal carattere ch’io dipingo, trovasi per sua sventura attaccato.
- ↑ Nell’ed. Paperini (I, 1753), dove la prima volta fu stampata questa avvertenza, si aggiunge: l’anno passato.