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gli uomini trovati da Brighella l’averanno creduto un servo dei cavalieri, e lo hanno bastonato. Ecco il solito effetto, della vendetta; cade sempre in danno del vendicatore. (via)
Lacchè. Signor padrone, questo è un affronto. Se sapessi chi mi ha fatto dare le bastonate, lo vorrei scannare colle mie mani. (via)
SCENA XII1.
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Ottavio.... Dame, cavalieri, ascoltatemi: osservare minutamente i puntigli, sono cose che qualche volta ci pongono in ridicolo, ma conservare illibato il nostr’ordine, scacciar da noi chi lo deturpa con indegne azioni, questo è il vero puntiglio della nobiltà. La contessa Beatrice, il conte Lelio non sono degni della nostra conversazione.
Lelio. Voi mentite, e mi renderete conto colla spada alla mano dell’ingiurie, colle quali vi fate lecito d’insultarmi.
Ottavio. Uscite da questo luogo, e preparatevi di battervi con quanti siamo, mentre ciascheduno di noi vi reputa per indegno e mal cavaliere.
Lelio. Ad uno, ad uno vi farò conoscere, se io come la vostra arditezza....... (Il rimorso mi confonde. Il nuovo sole non mi vederà più in Firenze). (via)
Beatrice. A una Dama mia pari si fanno di quest’insulti?
Eleonora. Tacete, che le dame non trattano come voi.
Clarice. Siete indegna di questo nome, e per vostra cagione si faranno in Livorno delle risate sopra tutte noi.
Beatrice. Informerò della vostra insolenza tutto il mio parentado.
Clarice. Anch’io per mia sventura sono vostra parente, e mi vergogno di esserlo.
Beatrice. Domani ne parleremo.
Ottavio. Domani vostro marito sarà chiamato da chi s’aspetta.
Beatrice. (Domani anderò in campagna, e non mi vedranno mai più). (via)
- ↑ Così nell’ed. Bettinelli. Nelle altre edd. è sc. XIII: v. pag. 187.