Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/202

194

venire in carrozza ancor io. Ho tanto mangiato, che non posso più stare in piedi.

Beatrice. Andiamo, andiamo. (a Lelio) Gran ghiottone! (via)

Lelio. (E venuta ad interromperci sul più bello). (a Rosaura, e via)

Onofrio. Oh che cappone! Oh che zuppa! Oh che ragù! Oh che fricassè! (a Rosaura)

Rosaura. Mi dispiace che questa sera non vi farete onore col pesce.

Onofrio. Non mi farò onore? Vi farò stordire. Da qui a mezz’ora torno ad esser fresco, come la mattina a digiuno.. (via)

Rosaura1. Eppur si danno di questi stomachi, che digeriscono tutto. Io non so come facciano. Così parimenti vi sono di quelli che digeriscono facilmente i rimproveri. La signora Contessa, con tutti i suoi cavallereschi puntigli, ha dovuto ingoiarsi il rimprovero della scommessa, e subito ha cangiato, e si è resa docile. Anch’io so dare a tempo i miei colpi secreti, quando vedo di poterlo fare, ma quando temo di restar al di sotto, sto zitta, e fingo di non vedere e di non sentire. La vera regola è questa: far valere il puntiglio, quando vi sia il caso di sostenerlo. Cedere con prudenza, quando si prevede di dover cedere con dispiacere.

SCENA XXII2.

Contessa Beatrice, Conte Lelio e detto.

Beatrice. Ecco le dame, che principiano a venire.

Onofrio. Io me ne vado, e vi aspetto a cena. (via)

Beatrice. Suonatori, principiate la sinfonia. (si suona)
Contessa Clarice servita da due Cavalieri. Due altre Dame servite da Cavalieri. Rosaura e Fiorindo si pongono a sedere. Contessa Eleonora e Conte Ottavio siedono. Ballerino prende a danzare Rosaura, di che restando offese le altre Dame, in tempo che essa balla, partono l'una dopo l’altra con il loro Cavaliere servente, e restano Rosaura, Beatrice e Fiorindo; Lelio corre dietro alle Dame che partono, per persuaderle a fermarsi.)

  1. Nell’ed. Pap. qui comincia la sc. XV.
  2. Così nell’ed. Bettinelli. - Vedi scene XX-XXII delle edd. Pap., Gavelli ecc.; e scene XVII-XIX delle edd. Pasquali, Zatta ecc. e di questa presente.