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188 ATTO TERZO


le cento doppie, e farle avere alla signora Rosaura, prima della sua partenza. Io ne esibisco trenta, che tengo in questa borsa. (fa vedere una borsa con Varie monete)

Eleonora. Per parte mia, eccone sei. (mette sei doppie nella suddetta borsa)

Clarice. Ed io ve ne posso dar otto. (fa lo stesso)

Ottavio. E voi, dame, e voi, cavalieri, concorrete a quest’opera degna di noi? (va dai Cavalieri e dalle Dame, e tutti gli danno denari) Ecco raccolte le cento doppie. Anderò a presentarle per parte della nobiltà alla signora donna Rosaura.

Eleonora. La contessa Beatrice non la pratico più.

Clarice. Nemmen io mi degno più di farmi vedere con lei.

Ottavio. In questa occasione non disapprovo che facciate le puntigliose. Non è decoro delle persone onorate trattar con gente venale, che non sa sostenere il suo grado. Ognuno cerchi di conversare con chi può rendergli egual onore; ma niuno aspiri a passar i limiti delle sue convenienze, servendogli d’esempio il fatto comico di donna Rosaura.1

Fine della Commedia.



  1. Vedasi l’Appendice.