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180 | ATTO TERZO |
bene Arlecchino, sinchè egli cade in terra, e poi partono) Ahi, aiuto, chi star? Chi me aiutar? No saver gnente. Lassar vita, lassar vita. Aimè star morto, star morto. (cade in terra)
SCENA VIII1
D. Florindo e detto.
Florindo. O Brighella non è ancor qui capitato, o l’ordine è già corso. Parmi veder un uomo disteso in terra.
Arlecchino. Star morto, star morto. (con voce fiacca)
Florindo. Fosse mai uno dei servitori che ho fatto bastonare? Me ne dispiacerebbe infinitamente.
Arlecchino. Star morto, star morto. (come sopra)
Florindo. Galantuomo, chi siete voi?
Arlecchino. Morto, morto.
Florindo. Moro, sei tu?
Arlecchino. No star moro, star morto.
Florindo. Oh povero sventurato! Dimmi, sei stato forse bastonato?
Arlecchino. Ahi, patron; povero moretto! Tanto tanto bastonar. (s‘alza un poco)
Florindo. Chi ti ha dato?
Arlecchino. Mi no saver. Ahi! brazzi tanto doler.
Florindo. Dove andavi? Da dove venivi?
Arlecchino. Esser vegnù de palazzo, e andar da padrona per risposta portar. Ahi, quanto doler!
Florindo. Ora capisco. È uscito2 dal palazzo della Contessa, gli uomini trovati da Brighella l’avranno creduto un servo dei cavalieri, e lo hanno bastonato. Ecco il solito effetto della vendetta; cade sempre in danno del vendicatore. Levati, povero moro, levati.
Arlecchino. No poder.
Florindo. Vieni qui, che t’aiuterò.