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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 161

Rosaura. Venga, venga, che viene a tempo.

Brighella. (Qua no se patisse de indigestion. Sempre in moto.) (parte)

Rosaura. Il conte Lelio mi darà norma, come devo contenermi; andate a tener compagnia al conte Onofrio.

Florindo. Quando mai finiremo d’impazzire? (parte)

SCENA XII1.

Donna Rosaura e il conte Lelio.

Rosaura. Conte Lelio, avete saputo la scena che ha fatto la contessa Eleonora?

Lelio. So tutto, e tutto è accomodato.

Rosaura. Dite davvero? Mi consolate.

Lelio. Siccome la contessa Eleonora si era indotta a farvi una visita per le mie insinuazioni, così è venuta a cercare di me al casino, e mi ha detto che l’avete fatta aspettare tre quarti d’ora.

Rosaura. Non è vero; nemmeno dieci minuti.

Lelio. Basta, l’ho acquietata, l’ho persuasa a venire stassera dalla contessa Beatrice, dove la vedrete e potrete anche voi far le vostre scuse.

Rosaura. Caro Conte, quanto mai vi sono obbligata!

Lelio. Che non farei per meritarmi l’onore della vostra grazia?

Rosaura. La mia grazia vai troppo poco in paragone del vostro merito.

Lelio. Con quanto garbo voi proferite quelle dolci parole2!

Rosaura. Credete voi, Contino mio, che avrò questo piacere di stare tutta una sera in una conversazion di dame?

Lelio. Io ne son quasi certo; questa3 sera alla festa di ballo vi saranno parecchie4 dame.

Rosaura. Ma che cosa dicono di me?

  1. Nell’ed. Bett. è sc. XV.
  2. Segue in Bett.: «Ros. Volete sedere, Contino? Lel. Riceverò le vostre grazie, siedono. Ros. Credete, Contino mio, che averò questo piacere ecc.».
  3. Bett.: a buon conto questa.
  4. Bett.: tutte.