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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 159

Rosaura. Perchè non ho volontà di mangiare.

Florindo1. Venite almeno per compagnia.

Rosaura. Lasciatemi in pace; non mi disturbate davvantaggio.

Florindo. Vi è successo qualche inconveniente?

Rosaura. Mi è succeduto quello che suol succedere, quando si tiene servitù in casa, che non sa il suo mestiere. Una dama è venuta per visitarmi, Brighella ha tardato a recar la risposta al bracciere, e la dama si è chiamata offesa ed è ritornata indietro.

Florindo. Toccava a voi mandar subito la risposta.

Rosaura. Ho spedito Brighella di volo dietro la carrozza, per far le mie scuse colla Contessa.

Florindo. Eccolo che ritorna.

SCENA XI2.

Brighella e detti; poi il conte Onofrio, che torna come sopra.

Brighella. Ohimè, non posso più. (affannato)

Rosaura. Presto, che ha detto la contessa Eleonora? Vuole tornare a vedermi?

Brighella. La me lassa chiappar fià. Ho corso come un daino, no posso più.

Rosaura. Sbrigati, asinaccio.

Florindo. Via, abbiate un poco di carità. (a Rosaura)

Brighella. Son arrivado alla carrozza, e l’ho fatta fermar. Me son presentà alla dama, ho principià a parlar; l’ha interrotto le mie parole, e l’ha m’ha dito che no la se degna de parlar con un staffìer; mi voleva seguitar a dir, e ela m’ha fatto dar dal cocchier una scuriada in tel muso, e l’è tirada de longo.

Rosaura. Va via di qua. (a Brighella, con collera)

Brighella. Subito la servo. (Questo l’è quel che se guadagnà a servir de sta sorte de matti). (parte)

  1. Comincia in Bett. la sc. XII.
  2. Nell’ed. Bett. è sc. XIII.