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154 ATTO SECONDO

Rosaura. Sarete obbedita. Ma per qual motivo non volete che mi glori d’aver ricevuto le vostre grazie?

Clarice. Se sapesse ch’io son venuta da voi, senza dirlo a lei, lo avrebbe per male.

Rosaura. È puntigliosa?

Clarice. E come! Basta dire che un’altra volta si è disgustata con me per essermi vestita da estate, senza averla avvisata.

Brighella1. (Col tavolino e le tre pezze di stoffa; poi parte.)

Rosaura. Ecco quanto ho portato meco in tal proposito.

Clarice. Questa è vaga, ma poco ricca.

Rosaura. Riesce meno pesante.

Clarice. Questo è un colore che non mi piace.

Rosaura. È colore moderno.

Clarice. Oh, questa poi mi piace infinitamente.

Rosaura. Veramente non può negarsi che non sia di buon gusto.

Clarice. Quante braccia sono?

Rosaura. Ventiquattro.

Clarice. Il bisogno per un andrienne. Ditemi, ve ne privereste?

Rosaura. Veramente l’ho provveduta per mio uso; ma quando si tratta di servire la signora Contessa, non ho difficoltà di privarmene.

Clarice. Vi ringrazio infinitamente. Quanto vi costa il braccio?

Rosaura. Quando vi degnate riceverla dalle mie mani, non avete da curarvi di saper quanto costi.

Clarice. Oh, non sarà mai vero ch’io la riceva, senza ch’io vi rimborsi del valore.

Rosaura. Non posso meritar questa grazia?

Clarice. No assolutamente.

Rosaura. Quand’è così, per obbedirvi vi dirò ch’ella mi costa tre zecchini il braccio.

Clarice. Non è cara. In tutto quanto importa?

Rosaura. Il conto io non lo so fare.

Clarice. Aspettate, lo farò io. Ventiquattro braccia, a tre zec-

  1. Comincia in Bett. la sc. VIII.