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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 133

Clarice. Ah, ah; ora vi ho inteso. Conte Ottavio, questo non è il luogo vostro.

Ottavio. Ma qual è il mio luogo?

Clarice. Cercatelo; questo assolutamente non è.

Ottavio. Io non credeva di meritarmi di essere discacciato, (si alza) e parte di la) Sarà più discreta a soffrirmi la contessa Eleonora. (va a sedere presso Eleonora)

Eleonora. Io non servo per ripiego a nessuno. (si alza e gli Volta la schiena)

Ottavio. Fermatevi.

Eleonora. Andate dove siete stato sinora.

Ottavio. Signora contessa Beatrice, in casa vostra decidete voi.

Beatrice. In casa mia non comando, quando vi sono delle dame alle quali, per debito e per rispetto, devo cedere tutta l’autorità.

Ottavio. Sicchè dunque me ne posso andare.

Onofrio. (Conte Ottavio, sentite una parola. Frattanto che queste pazze puntigliose taroccano fra di loro, volete venire con me in cucina a mangiar quattro polpette?) (ad Ottavio, piano)

Ottavio. (Vi ringrazio, per ora non ho appetito). (ad Onofrio)

Eleonora. Conte Lelio, venite qui.

Lelio. Dove comanda la contessa Beatrice.

Beatrice. Sì, sì, sedete presso di lei, ch’io sederò qui vicino a voi.

Ottavio. Posso aver l’onore di sedervi appresso? (a Beatrice)

Beatrice. Siete padrone, se queste dame non s’oppongono.

Eleonora. Oh, siete pur buona! Accettarlo voi, quando lo hanno rifiutato le altre!

Beatrice. Dice il proverbio, che i bocconi rifiutati sono i migliori.

Eleonora. Sì, sì, tanto più che è un boccone grosso.

Ottavio. E voi siete un bocconcino... (verso Eleonora)

Eleonora. Via, tacete. (ad Ottavio, con imperio)

Ottavio. Ma se due dame...

Clarice. Basta così, non dite altro. (col medesimo tuono)

Ottavio. Contessa Beatrice...

Beatrice. Via, quando lo dicono, tacete.