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132 ATTO PRIMO

Eleonora. Chi è questa dama? (a Beatrice, accennando Rosaura)

Rosaura. Una vostra umilissima serva. (inchinandosi ad Eleonora)

Beatrice. Appunto io desiderava di farla conoscere a voi due, che siete le più compite dame della nostra conversazione. (ad Eleonora ed a Clarice)

Eleonora. Per parte mia vi sono molto tenuta, dandomi questo vantaggio.

Clarice. Io pure mi chiamerò fortunata per questo felice incontro.

Beatrice. Sediamo, se vi contentate. Chi è di là? Da sedere. (i servitori portano le sedie)

Rosaura1. (Io non so qual abbia ad essere il mio posto). (da sè)

Eleonora. Contessa Beatrice, fatemi il piacere, ponete a sedere quella dama vicino a noi.

Clarice. Ecco il suo posto. In mezzo.

Beatrice. Signora donna Rosaura, compiacete quelle due dame.

Rosaura. Per obbedirle, anderò. (s’incammina, poi siede in mezzo alle due dame suddette)

Eleonora. (Avete sentito? Le ha detto: signora donna Rosaura; non è titolata). (a Clarice, piano)

Clarice. (Non importa, basta che sia nobile). (ad Eleonora, piano)

Beatrice. (Dimmi, è stata portata certa cioccolata?) (ad un servitore, piano)

Servitore. (Illustrissima sì).

Beatrice. (Presto, corri a farne tre chicchere).

Servitore. (Subito! Già l’acqua è calda). (parte)

Beatrice. Conte Ottavio, accomodatevi lì, presso la contessa Clarice.

Ottavio. Obbedisco. (vuol sedere presso Clarice)

Eleonora. Si obbediscono volentieri questi dolci comandi. (con ironia, ad Ottavio)

Ottavio. I comandi della contessa Beatrice sono da me in ogni tempo stimati.

Eleonora. Ma specialmente adesso che vi fanno sedere vicino a una bella dama. (accennando Clarice)

  1. Qui comincia nell’ed. Bett. la sc. XVIII.