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130 ATTO PRIMO

Clarice. Non lo so nemmen io. Ma suo marito, che è stato a invitarmi, mi ha fatto una gran premura.

Eleonora. È stato il conte Onofrio a invitarvi?

Clarice. Egli in persona.

Eleonora. Ed a me ha mandato il bracciere: non so perchè abbia a usar questa differenza.

Clarice. Ha voluto far a me questa finezza.

Eleonora. Dunque voi restate, ed io partirò, (in atto di andarsene)

Ottavio1. Per dove, signora Contessa? (incontrandola)

Eleonora. Dove mi pare e piace.

Ottavio. Così risoluta?

Eleonora. Risolutissima, e voi che mi avete accompagnata qui, riaccompagnatemi sino a casa.

Clarice. Brava! ed io resterò sola, come una pazza.

Ottavio. Io non posso dividermi in due.

Clarice. Ebbene2, di chi era la carrozza? (ad Ottavio)

Ottavio. Non era nè la vostra, nè quella della contessa Beatrice.

Clarice. Dunque di chi?

Ottavio. Era della contessa Flaminia.

Eleonora. E per qual ragione non è smontata?

Clarice3. Sarà stata invitata come noi; non ha trovato la dama in casa e se ne sarà andata.

Eleonora. Ha fatto benissimo, andiamo anche noi.

Ottavio. Eppure non è partita per questo.

Clarice. Dunque perchè?

Ottavio. Mentre voleva smontare, ha veduto venir la carrozza della marchesa Ortensia, e per non essere obbligata a salutarla, ha ordinato al suo cocchiere tirar di lungo.

Eleonora. Se s’incontravano, a chi toccava di loro a salutare l’altra?

Clarice. Toccava alla Marchesa, perchè la Contessa era ferma, ed ella andava.

Eleonora. Ma la marchesa Ortensia è qualche cosa di più della contessa Flaminia. Siamo cugine di sangue.

  1. Qui comincia nell’ed. Bett. la sc. XVI.
  2. Bett.: E così.
  3. Manca nell’ed. Bett., fino alle parole di Ottavio: Mentre voleva ecc.