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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE | 121 |
Rosaura. Per non avere avuto una dama che mi favorisse1.
Beatrice. (Che pretensione ridicola!) (da sè) E partirete di Palermo senza vederlo?
Rosaura. Spero che la signora Contessa mi onorerà della sua compagnia.
Beatrice. Conte, che ora abbiamo?
Lelio. Non lo so davvero; il mio orologio va male: voi, che venite ora di fuori, potreste saperlo meglio di me. (a Beatrice)
Beatrice. Ma pure che ora direste voi che fosse?
Lelio. Signora Rosaura, dite voi la vostra opinione.
Rosaura. Io dico che saranno sedici ore.
Beatrice. Ed io dico che saranno diciassette.
Rosaura. Quando la signora Contessa lo dice, sarà così.
Lelio. (Oh diavolo! E la scommessa?) (piano a Rosaura)
Rosaura. (È vero, non ci ho pensato). Signora Contessa, io scommetto che sono sedici ore.
Beatrice. O sedici, o diciassette, non ci penso. Ma è ora che vi levi l’incomodo, e me ne vada. (sostenuta)
Lelio. (Sentite? Se l’ha avuto per male). (piano a Rosaura)
Rosaura. (È molto puntigliosa!) (piano a Lelio)
Lelio. (Eppure è delle più correnti e facili che vi sieno). (piano a Rosaura)
Beatrice. A mezzogiorno devo esser a casa, ove alcune dame saranno per favorirmi.
Lelio. A che ora suona il mezzogiorno?
Beatrice. Alle diciassette.
Lelio. (Dite alle diciotto). (piano a Rosaura)
Rosaura. Perdoni, signora Contessa, ella s’inganna; il mezzogiorno suona alle diciotto.
Beatrice. Lo volete insegnare a me? Suona alle diciassette.
Lelio. (Ora è il tempo). (piano a Rosaura)
Rosaura. Scommetto che suona alle diciotto.
Beatrice. Scommetto che suona alle diciassette.
- ↑ Bett.: che mi accompagni.