Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/127


LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 119

SCENA VI1.

La contessa Beatrice e detti.

Beatrice. E qui la signora Rosaura?

Rosaura. Oh! servitori ignoranti! Non mi hanno avvisata. Sarei venuta a riceverla.

Beatrice. Non importa, non importa.

Rosaura. Serva umilissima, signora Contessa.

Beatrice. Serva sua, signora donna Rosaura. Addio, Conte.

Lelio. Con tutto il rispetto. (inchinandosi)

Rosaura. Mi rincresce che la signora Contessa siasi preso l’incomodo di venire sin qui; sarei venuta io a riverirla.

Beatrice. Il conte Lelio mi ha procurato l’incontro di conoscere una signora di merito particolare, ed io non ho tardato ad accelerarmi un tal piacere.

Rosaura. S’accomodi. (Parla molto sostenuta). (piano a Lelio)

Lelio. (Si serve dei veri termini). (piano a Rosaura)

Rosaura. (Converrà misurar le parole). (da sè) Ma favorite d’accomodarvi. (a Beatrice)

Beatrice. Eccomi accomodata. (Siedono tutti e tre uniti; Beatrice alla dritta, Rosaura in mezzo, il Conte alla sinistra.)

Lelio. (Così non istiamo bene. La Contessa non ha il suo posto). (piano a Rosaura)

Beatrice. Conte, avete fatto ammobiliar voi questo appartamento per la signora Rosaura?

Lelio. Sì signora, ho avuto io una tale incombenza.

Beatrice. E i suoi servitori li avete procurati voi?

Lelio. Ne ho ritrovati alcuni per la pratica della città.

Beatrice. Perdonatemi; l’avete servita male. Cattivi mobili e pessimi servitori.

Lelio. Perchè dite questo, signora Contessa?

Beatrice. Non vedete? Siete pur Cavaliere. In una camera di

  1. Nell’ed. Bett. è sc. VIII.