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alle applicazioni domestiche, dovute ad un ricchissimo patrimonio, lo studio delle lettere e l’erudizione. Ma giacchè il ricco patrimonio vostro mi è accaduto per incidente di nominare, lasciate che io vi dica essere la Ricchezza il nono grado della ricercata felicità.

Altri non avrebbono aspettato sinora a ragionare della Ricchezza, ma collocandola in più alto posto, l’avrebbono mandata innanzi a parecchi gradi, considerandola il sommo ben della vita. Io non ho certamente in tanta estimazione i tesori, che ardisca di anteporli alla salute, alle scienze, alla nobiltà e nè tampoco alla felicità della Patria, desiderandomi aver più tosto tre paoli al giorno in Italia, che dieci doppie in un dei gelati paesi del Settentrione. So che voi pure calcolate il bene delle vostre doviziose rendite, per mantenere con decoro e con lustro la nobilissima Casa vostra; ed il buon uso che fate dell’oro e dell’argento, dimostra che Voi lo apprezzate sol quanto merita, ma a quel che merita più, non lo preferite.

Non è fuor di proposito considerare fra i gradi della nostra felicità la Libertà ancora, e collocarla nel decimo luogo di questa nostra rassegna. Voi la godete perfettamente, con un Ordine in petto, che vi difende dalla catena del matrimonio. Io non dirò che sieno le nozze generalmente di peso agli Uomini, e di tormento; anzi sostituirei a questo grado di felicità il matrimonio medesimo, se di una discreta moglie potesse alcuno gloriarsi; ma poichè il dubbio è grande ed il pericolo è manifesto, la libertà è un gran bene, un bene che si conosce meglio quando si perde, ma è meglio non perderlo, a costo ancora di non conoscerlo perfettamente.

L’undecimo grado diamolo noi meritamente all’uso delle sociali Virtù. Rendono queste l’Uomo amabile e desiderato arbitro delle oneste conversazioni, e posseditore dei migliori cuori del Mondo. Sono certe virtù quelle che io chiamo virtù sociali, che derivano da una buona Morale e si adattano alle circostanze. Per esempio: ridere, barzellettare, brillare colle persone di spirito; ragionare colle persone di senno; non inquietare coloro che sono di malinconico umore; parlar di scienze coi dotti, astenersene cogl’ignoranti, non irritare i superbi, non avvilire i pusillanimi. Esser savio coi savi,