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sotto l’austera discuplina de’ genitori. Congiunte, sotto quella tal volta asprissima de’ mariti. Vedove, soggette assai più alla critica, alle osservazioni del Mondo, alle leggi del buon costume. Le religiose sarebbero le più felici, se volessero esserlo. Nell’angusto loro recinto sono meno soggette di quelle che passeggiano per le strade; obbediscono, è vero, ma sono anche in grado di comandare, e si obbediscono fra di loro per effetto di virtuosa rassegnazione, che rende amabile l’obbedienza. Ciò non ostante, trovo preferibile per troppe ragioni lo stato nostro e credo felicità l’esser Uomo, ed io mi consolo di esserlo, e mi rallegro con Voi, che lo siate; e tanto più ho ragione di rallegrarmi, quanto che non solo siete Uomo per la virile essenza, ma lo siete col senno, colla prudenza e colle virtù robuste dell’animo.

Il nascere in buon Paese è un altro grado di felicità, che io considero in sesto luogo. Grandissima disavventura per mio giudicio è di coloro che nascono in un paese tiranno, in un paese incolto, in un clima infelice. Chi nasce in Firenze, come Voi nato siete, nasce nel Giardino del Mondo; giacchè l’Europa è la migliore delle sue quattro parti, e in questa ha il primo luogo l’Italia, e dell’Italia la bellissima parte è la Toscana tutta; e della Toscana la più vaga, la più deliziosa e l’inclita sua Capitale. Nulla manca a Firenze, per essere un soggiorno invidiabile. La situazione è amena, il clima e dolcissimo, le vie spaziose e piane, i magnifici Tempj, i sontuosi Palagi, le pubbliche grandiose fabbriche, i ponti, il regal fiume, le Gallerie stupende, le Biblioteche, le statue, i Giardini, le amenissime Ville, i Teatri, i pubblici divertimenti son forti attrattive de’ forestieri, che non solo vengono di lontano per vagheggiarla, ma lungamente vi si trattengono per goderla. E che dirò io della umanità, della cortesia de’ gentilissimi Fiorentini? Questa è adorabile sopra tutto; questa ha colmato me pure di beneficenze e di grazie, e se tanto si è usato meco, senza merito e senza grado, convien dire che benignissimi sian per natura, e a compatire e a beneficare inclinati. Che più poteva io desiderare in questa Città famosa, patria d’uomini illustri, di felicissimi talenti a’ giorni nostri ripiena? Accolte furono le mie Commedie da’