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l’onesto contegno dalla vanità e dalla superbia, può ricevere senza colpa gli omaggi degl’inferiori. Anzi non deve seco loro familiarizzarsi soverchiamente, ma proteggerli con amore, trattarli con dolcezza e farsi rispettare beneficandoli.
Se in Voi dunque ricercasi quella felicità, che dalla nobiltà del sangue deriva, a chi è ignota l’origine della Sovrana Casa de’ Medici, da cui la vostra nobilissima è provenuta? Questo basta per provare la chiarezza de’ vostri natali; la Croce invitta de’ Cavalieri di Malta brilla mirabilmente sul vostro petto e tutti quegli onori, che possono caratterizzare una Famiglia illustre, nella vostra abbondantemente si trovano. Farei torto a chi per avventura leggesse questo mio foglio, volendone parlare distintamente e vi vorrebbero dei volumi per farlo. A me basta poter concludere che felicissimo siete rispetto alla nobiltà de’ natali, che della felicità umana ho collocato nel quarto grado.
Che cosa pensate Voi ch’io voglia considerare nel quinto? La ricchezza forse? No, non ancora. Permettetemi ch’io chiami felicità una cosa, la quale potrebbe da alcuni credersi una facezia, ed a me sembra un articolo molto essenziale. Considero dunque felicità umana il nascer Uomo, e non Donna. Che dite Voi, Gentiliss. Sig. Cavaliere, parvi che sia ragionevole il mio pensiero? La donna è più gentile di noi; è anche più bella, se certa bellezza esposta agli occhi altrui si consideri; ella è da noi provveduta, servita, amata. Ma se cerchiam fra le donne le più servite, le meglio amate, evvi paragone veruno colla libertà nostra, colla nostra virile autorità, col dominio (però discreto), che Dio ci ha dato sopra di esse? Quella perpetua soggezione che soffrono, e compensata bastantemente colle finezze che da noi ricevono? Non parlo io già di quelle donne, che hanno l’abilità di porsi gli uomini sotto i piedi, e calpestando le leggi del loro sesso, vivono con una libertà, che eccederebbe anche il diritto degli uomini; queste hanno poi de’ peggiori mali; sono in discredito presso le persone onorate, si deridono nelle conversazioni, e passano per cattiva erba nel giardino del Mondo. Parlo delle femmine oneste, delle femmine virtuose; possono essere più soggette di quel che sono? Fanciulle,