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crediate già ch’io voglia ora formar un panegirico di quelle lodi, che per gl’infiniti meriti vostri vi son dovute, o per acquistarmi vieppiù la protezione vostra, o per indurvi ad accettare con miglior animo quella Commedia che umilmente vi raccomando e vi dedico, e con questo mio riverente foglio ardisco di presentarvi. Voi siete naturalmente gentile, amoroso, benefico; non avete bisogno di esser lodato, nè io saprei farlo adequatamente. Vi prego permettermi di ragionare di Voi, e di ben bene considerarvi, sicchè io possa non solo colla opinione mia, ma di quelli che delle ragioni mie persuasi saranno, decidere, stabilire e consolarmi, che se nel Mondo può darsi vera felicità, questa con Voi alberga, da Voi meritata e da Voi posseduta. Per provare l’assunto mio è necessario, prima d’ogni altra cosa, ch’io stabilisca qual sia l’umana felicità. Questa io la considero in varj gradi distinta, li quali se in Voi saranno verificati, niuno potrà contendermi che Voi siate l’Uomo felice, che siate Voi quella Fenice che ricercasi e non trovasi.

La prima felicità, comune a tutti i viventi dell’uman genere, e l’Essere. Sono infinite le creature possibili, come è infinita l’onnipotenza del Creatore, ma che noi siam compresi nel numero determinato degli Uomini, è una felicità incomprensibile, senza di cui nè il bel Mondo, nè il bellissimo Cielo sarebbe stato per noi. Vero è che questo Essere per taluni sarà funesto, e meglio sarebbe per essi che stati non fossero; ma colpa sarà cotesta del tristo abuso che fatto avranno di un tanto bene, e confessar dovranno aver posseduto quella inesplicabile felicità che a tutte le altre poteva loro servir di guida. Voi dunque siete in possesso di questo bene; comune agli Uomini tutti, egli è vero, ma felicissimo in Voi, poichè conoscendone il pregio, e ottimo uso facendo della vita vostra, grato a Dio vi rendete, e utile alla Società Umana. Dopo la felicità dell’Essere, qual altra maggiore può immaginarsi oltre quella del nascere in grembo di Santa Chiesa, succhiando col latte la vera Fede, e cancellando coll’acque del Sacro Fonte la colpa de’ primi nostri Parenti? Gli occulti, impenetrabili arcani della Provvidenza ha noi arricchiti di un tanto bene. Miseri quelli, che nati fra gli errori ed allevati colle superstizioni, chiu-