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76 ATTO TERZO

Ottavio. Me ne rallegro. E con chi?

Florindo. Colla figlia del signor Geronio.

Ottavio. Bravo, bravo, nuovamente me ne rallegro. Avete l’obbligazione a me, che vi ho introdotto.

Florindo. È vero, voi avete avuto il merito di avermi condotto in quella casa; ma rispetto alla ragazza non avete fatto niente per me.

Ottavio. Come! Non v’ho fatto io sedere a lei vicino? Non ho procurato che abbiate libertà di parlare? Non vi ho proposto io le di lei nozze?

Florindo. Tutto questo l’avete fatto per la signora Eleonora; ma quella non è la mia sposa.

Ottavio. No? E chi è dunque?

Florindo. La signora Rosaura.

Ottavio. Eh! andate via, che siete pazzo.

Florindo. Non lo volete credere?

Ottavio. La signora Rosaura non vuol marito. (Altri che me). (da s’è)

Florindo. Vi dico assolutamente che questa deve essere la mia sposa.

Ottavio. Da quando in qua?

Florindo. Da oggi, da poche ore.

Ottavio. Chi ha fatto questo maneggio?

Florindo. Mia madre.

Ottavio. E voi vi acconsentite?

Florindo. Volentierissimo.

Ottavio. (Che ti venga la rabbia!) (da sè) Ed ella che dice?

Florindo. Non vede l’ora di farlo.

Ottavio. (Che tu sia maledetta!) (da sè) Ma il padre vostro e il padre suo che dicono?

Florindo. In quanto al mio, non ci penso. Basta che sia contenta mia madre; e la signora Rosaura è disposta a voler fare a suo modo.

Ottavio. (Brava la modestina, brava!) (da sè) Ma io, figliuolo mio, non vi consiglierei a fare una simile risoluzione senza farlo sapere a vostro padre.

Florindo. Se lo fo sapere a lui, non prendo moglie per ora.