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56 ATTO SECONDO

Fiammetta. Ma, signore, questi smanigli li ho guadagnati con le mie fatiche.

Florindo. Eh non importa, dateglieli, che ve ne farò io un paio di più belli.

Fiammetta. (Ho inteso, gli smanigli sono andati). (da sè) Signore, se questi smanigli possono assicurarmi le nozze del signor Florindo, sono pronta a sagrificarli. (Ma con le lacrime agli occhi). (da sè)

Ottavio. Fidatevi di me.

Fiammetta. Eccoli. (glieli dà)

Florindo. Oh brava! Oh cara! Ora vedo che mi volete bene.

Fiammetta. Se m’ingannate, il cielo vi castigherà.

Florindo. (Ricordatevi, uno per uno). (piano ad Ottavio)

Ottavio. (Questi li voglio per me). (da sè)

Florindo. Signor maestro, le do l’anello?

Ottavio. Sì, dateglielo, poverina, dateglielo.

Florindo. Eccolo, vita mia...

Ottavio. Presto, presto, vostro padre.

Fiammetta. Oh meschina me! Presto l’anello. (a Florindo)

Florindo. Non voglio che mi veda. Andate, che poi ve lo darò.

Fiammetta. Datemi gli smanigli. (ad Ottavio)

Ottavio. Siete pazza?

Fiammetta. O l’anello, o gli smanigli, qualche cosa.

Florindo. Eccolo, eccolo; partite, (accennando Pancrazio con ansietà)

Fiammetta. Oh povera me! Ho fatto un buon negozio, (parte)

Florindo. Non voglio che mio padre mi veda. Mi ritiro in quella camera, e se egli venisse là dentro, mi nascondo e mi serro dentro l’armadio. Tant’è, mio padre mi fa paura. (parte)

SCENA VII.

Ottavio, poi Pancrazio.

Pancrazio. Signor maestro, dove avete condotto i miei figliuoli questa mattina?

Ottavio. Di Lelio non vi posso render conto.