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596 ATTO TERZO

Pancrazio1. Sposalo, sciocca, che starai bene.

Trastullo. Sorella, fa questo matrimonio, che ti chiamerai contenta.

Ottavio. Via, ti darò io trecento scudi di dote.

Fiammetta. A quest’ultima ragione mi persuado2. Arlecchino, sarò tua moglie.

Arlecchino. Sto sarò l’è un pezzo che el me va seccando.

Fiammetta. Vuoi adesso?

Arlecchino. Adesso.

Fiammetta. I trecento scudi. (ad Ottavio)

Ottavio. Te li do subito.

Fiammetta. Ecco la mano.

Arlecchino. Evviva, o cara; adesso sì son contento.

Lelio. Non vedi che ti sposa per i trecento scudi? (ad Arlecchino)

Arlecchino. Cossa m’importa a mi? Ella goderà i trecento scudi e mi gh’averò la muggier.

Pancrazio3. Andiamo dunque a disporre le cose, per celebrare con maggior allegrezza gli sposalizi.

Dottore. Signor Pancrazio, signori tutti, vi riverisco. Quel ch’è stato, è stato. Vi prego almeno per la mia riputazione non dirlo a nessuno, perchè mi farebbero le fischiate.

Trastullo4. Gli vado dietro per aver la mia parte.

Pancrazio. Trastullo, siete padrone di casa mia. Vi son tanto obbligato.

Trastullo. Ho fatto il mio dovere. E vi sono umilissimo servitore, (parte)

Pancrazio. Ottavio, sei tu contento?

Ottavio. La consolazione mi opprime il cuore.

Pancrazio5. E voi, figlia mia? (a Rosaura)

Rosaura. Io non merito certamente il gran bene che oggi dal cielo, da voi e dalla fortuna ricevo. Sono unita al mio caro

  1. Bett.: «Brigh. Sposelo, minchiona, che li starà ben. Brigh. Sorella, fa sto matrimonio, che ti te chiamerà contenta».
  2. Zatta: Ah, quest’ultima ragione mi persuade».
  3. Bett.: «Pant. Andemo donca a disponer le cosse per celebrar con mazor allegria i matrimoni».
  4. Bett.: «Brigh. Che vado drio, per aver la mia parte. Pant. Brighella, si paron de casa mia. Ve son tanto obbligà. Brigh. Ho fatto el mio dover. Che son umilissimo servitor. parte. Pant. Ottavio, estu contento?»
  5. Bett.: «Pant. E vu, fia mia?»