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L'EREDE FORTUNATA 589

SCENA XIV.

Un Notaro, Trastullo, Arlecchino con tre sacchetti di mille zecchini l’uno, ed altri che portano il tavolino con l’occorrente per iscrivere.

Ottavio. Rosaura, sarete mia?

Rosaura. Una perfida, un’infedele non è degna della vostra mano.

Ottavio. Compatitemi, per pietà.

Pancrazio1. Signor notaro, ha ella fatto la scrittura come abbiamo concertato col signor dottor Balanzoni?

Notaro. Sì signore, ho fatto quanto basta.

Pancrazio2. Favorisca di leggerla.

Notaro. Sono tuttavia d’accordo?

Pancrazio3. Sì, signore, anche il signor Florindo acconsente.

Notaro. Favoriscano dunque. Voi altri servirete per testimoni. Voi come vi chiamate? (a Trastullo)

Trastullo4. Trastullo Gamboni, quondan Ficchetto, per servirla.

Notaro. (Scrive il nome di Trastullo) E voi?

Arlecchino. Arlecchin Battocchio, ai so comandi.

Notaro. Del quondam?

Arlecchino. Sior?

Notaro. Figlio del quondam?

Arlecchino. Mi el sior quondam no lo cognosso.

Notaro. Vostro padre è vivo o morto?

Arlecchino. Mi non lo so, in verità.

Notaro. Come non lo sapete?

Arlecchino. Non lo so, perchè mio padre non ho mai savudo chi el sia.

Notaro. Siete illegittimo?

Arlecchino. Sior no, son bergamasco.

Notaro. Costui è un pazzo.

  1. Bett.: «Pant. Sior nodaro, hala fatto la scrittura, come che avemo concertà col sior dottor Balanzoni
  2. Bett.: «Pant. La favorissa de lezer».
  3. Bett.: «Pant. Sior sì, anca sior Florindo acconsente».
  4. Bett.: «Brighella. Gambon, quondam Ficchetto, per servirla».