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L'EREDE FORTUNATA | 585 |
Ottavio. Rosaura dunque non ha avuto parte nell’introdurvi? (a Florindo)
Florindo. No, vi dissi, e ve lo ripeto.
Ottavio. (Oh me infelice! Ed io l’insultai, la caricai di rimproveri e di minaccie!) (da sè)
Florindo. Mi troverete degno di scusa, allorchè vogliate riflettere che amore suggerisce talvolta de’ passi falsi... (a Ottavio)
Ottavio. Sia amore o sia interesse che abbiavi consigliato, disingannatevi, poichè Rosaura non sarà vostra in eterno.
Florindo. Chi potrà a me contrastarla?
Ottavio. Io.
Lelio. Signori miei, torniamo da capo?
Florindo. Tutta l’arte di vostro padre non basterà a sottrarla...
Ottavio. Nè i raggiri del vostro zio l’acquisteranno.
Florindo. E poi non crediate ch’io sia avvilito per una lieve ferita.
Ottavio. Nè io tarderò lungamente a replicarvi i miei colpi.
Lelio. Signori, siete nelle mie camere...
SCENA XII.
Il Dottore e detti.
Dottore. Nipote, voi qui? Voi in questa casa?
Florindo. Sì, signore, sono in casa della mia sposa.
Dottore. Piano, piano con questa sposa.
Ottavio. Lo dice troppo presto.
Florindo. Lo dico, e così1 sarà...
Lelio. Signor Dottore, questi due rivali s’ammazzeranno.
Dottore. Florindo è giovane di giudizio.
Lelio. Sì, ma si è battuto una volta...
Dottore. Si è battuto?
Lelio. Ed è rimasto ferito.
Dottore. Come? Da chi? Nipote mio...
- ↑ Bett.: e lo.