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L'EREDE FORTUNATA | 581 |
cerebbe infinitamente, non già a riguardo del signor Pancrazio, ma di vossignoria... Sa che cosa ho fatto? Sono andato alla posta, ho domandato se vi erano lettere dirette alla ragione Aretusi e Balanzoni; ve n’erano tre; i ministri della posta mi conoscono, e sanno che sono servitore de’ parenti; sanno ancora che sono un galantuomo, onde mi hanno dato le lettere, e le ho qui meco.
Dottore. Che cosa pensi di fare di quelle lettere?
Trastullo. Mi era quasi venuta la tentazione di aprirle e di leggerle, per venire in chiaro della verità. Ma ho poi pensato che a me non conviene; che però le porto al signor Pancrazio, e da lui sentiremo...
Dottore. Ma Pancrazio potrebbe occultarle; lasciale vedere a me.
Trastullo. Vuol ella forse aprirle?
Dottore. Sì, può essere che si scopra ogni cosa.
Trastullo. Non vorrei poi...
Dottore. Che temi? Leggiamole, e poi gliele daremo.
Trastullo. Se ne avvederà, che saranno state aperte.
Dottore. Proviamo se si possono aprire con cautela.
Trastullo. Non saprei; vossignoria è il mio padrone: quel che ho fatto, l’ho fatto unicamente per vossignoria; queste son tre lettere, faccia quel che vuole. (gli dà tre lettere)
Dottore. Trastullo, vedo che hai dell’amor per me; ti sono obbligato. Osserva con che facilità ho aperta la prima! (apre una lettera)
Trastullo. (Lo credo ancor io, è sigillata apposta). (da sè)
Dottore. Leggiamo: Signori Aretusi e Balanzoni Compagni, Venezia ecc
Parigi 4 Agosto 1749.
Vi do avviso, come la ragione Pistolle e Sandou ha mancato, e fatto da’ deputati del fallimento il bilancio, si trova non esservi per li creditori un 5 per 100. Voi altri siete in perdita per tal mancanza di 30.000 franchi, e perciò gli altri vostri creditori hanno fermato nelle mani de’ vostri corrispondenti tutti gli effetti di vostra ragione. Ciò vi serva di avviso, e vi B. L. M.
Cornelli e Duellon.