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576 ATTO TERZO

SCENA V.

Rosaura, poi Lelio.

Rosaura. Oh me infelice! Il pericolo della vita d’Ottavio è maggiore d’ogni mia disgrazia.

Lelio. Che ha mio cognato, che getta fuoco dagli occhi?

Rosaura. Signor Lelio, avete voi fatto nulla per me? Avete fatto pentir Florindo dell’indegna impostura?

Lelio. Gli manderò il cartello della disfida. Oggi dovrà battersi meco.

Rosaura. Accorrete in soccorso d’Ottavio, che con Florindo vuoi cimentarsi.

Lelio. Siete voi innamorata del signor Ottavio?

Rosaura. Sì, il nostro amore è ormai a tutti palese.

Lelio. Mi rallegro dell’onore che avrò di una sì gentile cognata.

Rosaura. Signor Lelio, non ci perdiamo in cose inutili. Vi raccomando la vita d’Ottavio. (Amore, tu che lavorasti un sì bel nodo fra due sventurati, ma fidi amanti, tu lo difendi da’ maggiori insulti dell’ingrata fortuna). (da sè, parte)

SCENA VI.

Lelio, poi Beatrice.

Lelio. E un bel capitale avere una sì graziosa cognata; ella merita le mie attenzioni. Tutto farò per lei. Mi batterò per essa, occorrendo. Al primo incontro... Florindo... saprà chi sono.

Beatrice. (Ecco quell’ostinato, che non mi vuol dare le mie gioje). (da sè)

Lelio. Oh, signora consorte, che fate qui? Questa volta siete venuta un poco tardi.

Beatrice. Perchè tardi?

Lelio. Perchè, se venivate prima, mi avreste veduto complimentare colla signora Rosaura.

Beatrice. (Mi va tentando, ma conviene aver prudenza) (da sè). E