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554 ATTO SECONDO

Trastullo. A operare pe’ miei padroni.

Dottore. In che proposito?

Trastullo. Sul proposito che la signora Rosaura ha da esser moglie del signor Florindo, e quell’eredità ha da venire in casa sua.

Dottore. Ho già preparata la querela del testamento...

Trastullo. Senza tante querele, senza far liti, senza brodi lunghi, il signor Florindo ed io abbiamo trovato il modo di tentare questa faccenda, e siamo sicuri d’una buona riuscita.

Dottore. Trastullo, tu mi consoli.

Trastullo. Viva pur quieto, e si fidi di noi.

Dottore. Non occorr’altro. Attenderò l’esito con impazienza.

Trastullo. Domani saprà qualche cosa. Signor padrone, le fo umilissima riverenza.

Dottore. Buon giorno. (Gran Trastullo!) (da sè)

Trastullo. Non credo che il signor Florindo si perderà di coraggio: io lo metto alle mosse, tocca a lui a correre, se vuol vincere il palio. (parte)

SCENA VII.

Il Dottore, poi Pancrazio1

Dottore. Quanto pagherei a veder mortificato quell’animalaccio di Pancrazio!

Pancrazio. Già si avvicina la notte; è tempo che vada a casa a concludere questo negozio... (Ma ecco qua il signor avvocato delle cause perse). (da sè)

Dottore. (Ecco qui il signor mercante de’ fichi secchi). (da sè)

Pancrazio. (Oh che caro dottor senza dottrina!) (da sè)

Dottore. Servitor suo, signore sposo.

Pancrazio. Schiavo devotissimo, signor erede.

Dottore. In grazia, perdoni la confidenza; quando si faranno queste nozze?

  1. Vedasi Appendice.