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L'AVVOCATO VENEZIANO 467


bella avversaria, el so cliente, diffidando della so onoratezza, della so pontualità, el gh’ha levà le carte, el l’ha cazzà via. Bell’onor, bella gloria che me saria acquistà a vegnir a Rovigo! Sior Florindo, no sarà mai vero che parta da sto paese senza trattar sta causa, che me sta tanto sul cuor.

Florindo. Basta, per oggi non si tratterà più; per l’avvenire ci penseremo.

Alberto. Come! No la se tratterà più? No xela deputada per ancuo dopo disnar?

Florindo. Io sono andato dal signor Giudice a levar l’ordine, e l’ho pregato di far notificare la sospensione all’avvocato avversario.

Alberto. L’halo mandada a notificar?

Florindo. Non vi era il messo, ma prima del mezzogiorno sarà notificata.

Alberto. Ah! sior Florindo, za che gh’è tempo, remediemo a sto gran desordine, impedimo sta sospension, lassemo correr la trattazion della causa. Per un sospetto, per un pontiglio, per un’idea insussistente e vana, no se precipitemo tutti do in t’una volta, no femo rider i nostri nemici.

Florindo. Tant’è, ho risoluto così. I miei non sono sospetti vani, ma ho in mano la sicurezza che mi volete tradire.

Alberto. Oimè! Cossa sentio? Oh! che stoccada al mio cuor. Se in altra occasion me vegnisse fatta un’offesa de sta natura, farave tornar la parola in gola a chi avesse avudo la temerità de pronunziarla; ma in sta contingenza, in sto stato nel qual me trovo, bisogna che ve prega, che ve supplica a dirme con qual fondamento me podè creder un traditor.

Florindo. Tutte le apparenze vi dimostrano tale, ma poi il signor Conte istesso mi assicura che avete patteggiato con la signora Rosaura di precipitar la mia causa, per acquistarvi la di lei grazia.

Alberto. Ah infame! ah scellerato! Se un zuramento no me impedisse parlar, ve faria inorridir, rappresentandove con che massime, con che progetti quell’anema negra ha tenta de sedurme. E vu vorrè, sior Florindo, creder a lu che ve xe nemigo, più tosto che a mi, che son el vostro avvocato?