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IL PADRE DI FAMIGLIA 39

Florindo. Voi dove sedete?

Ottavio. Io? Qui. (siede presso Rosaura)

Florindo. Ed io qui. (siede presso Eleonora)

Eleonora. (Io sono in un grande imbroglio).

Rosaura. Via, signor Ottavio. Diteci qualche cosa di bello, di esemplare, al vostro solito.

Ottavio. Volentieri. Questa è un’operetta graziosa, uscita nuovamente alla luce. Capitolo terzo. Della necessità del matrimonio per la conservazione della specie umana.

Eleonora. Bel capitolo! (a Florindo)

Florindo. Vi piace? (a Eleonora)

Eleonora. Non mi dispiace. (a Florindo)

Ottavio. (Che ne dite di questo bell’argomento?) (piano a Rosaura)

Rosaura. (La proposizione non può esser più vera). (ad Ottavio)

Ottavio. (Dunque non sareste lontana dal maritarvi?) (a Rosaura)

Rosaura. (Tirate avanti la vostra lezione). (ad Ottavio)

Ottavio. Amore è quello che genera tutte le cose.

Rosaura. (Amore?) (ad Ottavio)

Ottavio. (Sì, amore). Amore opera colla sua virtù.

Florindo. Che bella parola è questo amore! (piano ad Eleonora)

Eleonora. Non è brutta, non è brutta. (piano a Florindo)

SCENA XVII.

I quattro suddetti parlano piano a due a due fra loro. Geronio si avanza bel bello osservandoli, e viene nel mezzo.

Geronio. Padroni miei riveriti.

Ottavio. Oh! riverente m’inchino al signor Geronio. (si alza)

Florindo. Servitor suo, mio padrone. (si alza)

Geronio. Che cosa fanno qui, signori miei?

Ottavio. Avendo io avuto la fortuna di conoscere la signora Rosaura, quando era in casa della signora sua zia, ed essendo noi accostumati a far delle riflessioni su qualche buon libro, era venuto per non perder l’uso di un così bello esercizio.

Geronio. Si esercita egualmente anche questo signore? (verso Florindo)